Cozzo Olivo di Gela, la "pietra forata" al vaglio degli esperti: non è un 'calendario' artificiale (seconda parte - relazione geologica)!

Come anticipato nel post precedente, di seguito pubblichiamo una valutazione geologico/geomorfologica preliminare dell’area denominata Cozzo Olivo (Gela, CL); la relazione è stata curata dal Dott. Davide Gori, dottore in Geologia e vice-presidente dell'Istituto di Archeoastronomia Siciliana. I dati utilizzati per l'analisi preliminare sono stati: 
  • la Carta Geologica d’Italia (foglio 272, Gela - scala 1:100.000); 
  • le note geologiche desunte dall’attività di rilevamento geologico sul campo eseguito dal geologo gelese Dr. Bartolomeo Leto in aree limitrofe al sito di Cozzo Olivo;
  • le foto scattate sul sito in esame durante il sopralluogo del 5 gennaio 2017 od altro materiale fotografico presente sul web; 
Di seguito verranno analizzati i vari aspetti geologico/geomorfologici del sito in oggetto; non verrà preso in considerazione il contesto “tettonico” (per esempio i sovrascorrimenti) che in questa fase si ritiene ininfluente per una prima comprensione del sito. Infine verranno elencate una serie di ipotesi corredate da un elenco di attività utili a definire l’ipotesi scientificamente più plausibile.


Figura 1. Immagine satellitare modificata da Google Earth.

Figura 2. Immagine estratta e modificata dalla Carta Geologica d’Italia (foglio 272, Gela -  scala 1:100.000).











L’ubicazione topografica è fondamentale poichè ci permette successivamente di sottendere l’area dal punto di vista geologico (Figura 1). La base cartografica utilizzata per tale analisi preliminare NON è molto chiara, nè risulta aggiornata, tuttavia essa permette di individuare, con il supporto delle fotografie, due formazioni rocciose principali affioranti nell’area di studio (Figura 2).

La legenda della Carta Geologica (Figura 3) riporta affiorante nelle aree di studio la Serie Gessoso-Solfifera del Miocene superiore (Messiniano) ed in particolare il Calcare di Base (denominato M3c). La risoluzione della carta NON permette di “leggere” la presenza dei Gessi(?), come sembrerebbe invece ipotizzabile dalle foto a seguire (in questa fase preliminare non viene analizzata quale tipologia di deposito gessoso affiori nell’area in esame).

Figura 3. Legenda estratta dalla Carta Geologica d’Italia (foglio 272, Gela -  scala 1:100.000).



A questo punto risulta utile introdurre una breve nota sul carsismo, utile  a comprendere meglio quale tipo di “erosione” potrebbe aver agito sulle rocce in esame; ciò è chiaramente in linea generale e verificabile in base al confronto con aree limitrofe caratterizzate da litologie simili. 

La parola “carsismo” viene usata per indicare un insieme di processi di modellamento della superficie terrestre a varie scale, alla cui origine vi sono dei fenomeni chimici che portano una roccia in soluzione in acqua.  La maggior parte delle forme carsiche si trova in rocce carbonatiche (per esempio Calcare di Base) e solfatiche (per esempio Gessi). 

La presenza di discontinuità nella roccia come stratificazioni (variazioni tessiturali e/o litologiche) e fratture (discontinuità di origine meccanica) permetteno lo sviluppo di fenomeni carsici. La topografia determina l’energia di rilievo di un certo territorio; un’elevata energia del rilievo favorisce i processi di modellamento meccanico, a discapito dei processi chimici. 

Anche il tipo di clima e la quantità di precipitazioni incidono sulla genesi di fenomeni carsici. Quindi uno studio geomorfologico delle “forme erosive tipiche” dell’area in esame potrà validare o meno come “erosiva/naturale” l’origine della “pietra forata” di Cozzo Olivo.

Passando adesso alle fotografie, dalla loro analisi si possono evidenziare le seguenti caratteristiche:
  • microforma carsica centimetrica presente nel sito in oggetto, in particolare nell'area della 'pietra forata' (Figura 4);
  • Calcare di base: microforme carsiche centimetriche nella parete interna della cosiddetta “pietra forata” (Figura 5);
  • Calcare di base: tomba a grotticella presente nel sito in oggetto (Figura 6);
  • “pietra forata”: visualizzazione delle due litologie presenti (Figura 7);
  • “pietra forata”: vista laterale (Figura 8);
  • “pietra forata”: blocchi rocciosi molto probabilmente provenienti dal crollo della parte sommitale della cresta rocciosa (Figura 9);
  • “pietra forata”: sul lato destro della cresta potrebbe essere presente un foro “residuale” caratterizzato dalla presenza di una porzione di arco (in rosso la porzione erosa) (Figura 10).
Figura 4. Particolare presente in prossimità del foro della 'pietra forata'.

Figura 5. Parete interna del foro della 'pietra forata'.
Figura 6. Una delle tombe a grotticella presenti nel sito.
Figura 7. La 'pietra forata' vista da est.

Figura 8. La 'pietra forata' osservata da sud. 
Figura 9. La cresta nord dove insistono la 'pietra forata' ed alcuni pezzi di rocce presumibilmente crollate. 
Figura 10. Ipotesi ricostruttiva dell'altro arco roccioso che probabilmente si trovava accanto (lato sud) della 'pietra forata'.



In conclusione l’analisi preliminare dei dati geologico/geomorfologici dedotti dalla Carta Geologica e dalle foto può, ribadiamo in via preliminare, definire la seguente serie di possibili opzioni “genetiche” della cosiddetta “pietra forata” (grado di plausibilità crescente da 1 a 3): 

  • foro di origine naturale dovuto a fenomeni carsici e/o smantellamento da agenti atmosferici; 
  • foro di origine antropica con valenza da definire (rituale, punto di osservazione, ecc.); si evidenzia che i cosiddetti “monoliti” situati davanti (ad est) la 'pietra forata' sembrano essere porzioni crollate dalla parte sommitale della cresta; 
  • foro di origine antropica riferibile ad una forma residuale erosiva di tomba a grotticella.

Per il futuro è quindi auspicabile una serie di indagini interdisciplinari sul campo ed in particolare, per i punti sopra citati, si propongono di effettuare le seguenti analisi geologiche: 

  • mappatura delle forme carsiche/erosive tipiche dell’area in oggetto; 
  • verifica dello status erosivo e deposizionale dei cosiddetti “monoliti” per attestarne o meno la “genesi” antropica; 
  • analisi della parete interna e del fondo della cosiddetta “pietra forata” per verificare la compatibilità morfologico/costruttiva con le tombe a grotticella presenti nell'area adiacente.

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